Verona e il Veneto locomotive d’Italia
Nel 2022 il valore della produzione agricola regionale ha sfiorato i 7,4 miliardi di euro, pesando per oltre l’11% del totale nazionale, con una crescita del 18,6%: quasi 3 punti in più dell’Italia. Verona rimane leader, con un valore aggiunto che la vede seconda provincia in Italia dietro a Bolzano e seconda dopo
Cuneo per l’export dell’agroalimentare. La città scaligera fa segnare il segno positivo (+1,8%) per il valore aggiunto, mentre il Veneto presenta una perdita del 0,4% rispetto al 2021 e del 4,4 per cento guardando ai dati 2019. A pesare sono ancora il forte aumento dei costi e la siccità, che hanno penalizzato fortemente il settore. Sono i dati del report semestrale 2023 “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Studi CGIA di Mestre, illustrati
nella sede dell’associazione agricola, con il consuntivo 2022 e le prime proiezioni sul 2023 relativi ai diversi comparti agricoli, ai prezzi e all’escalation dei costi, e numeri aggiornati sulla manodopera e sull’export.
Dall’elaborazione CGIA su dati Istat si nota come sia stato il processo inflattivo a determinare una salita molto netta del valore nominale delle produzioni nell’ultimo biennio. Dopo un pessimo 2021, ripartono le produzioni di frutta, con crescita boom dei kiwi in termini quantitativi e di valore, e buone performance
per le pere, le pesche e le mele. Per i prodotti vitivinicoli, gli ortaggi e i cereali si registrano
incrementi meno rilevanti. Ma se il valore della produzione regionale nel 2022 è di 7,4 miliardi di euro, il valore aggiunto è di 3,3 miliardi: in termini reali – 0,4% rispetto al 2021 e addirittura – 4,4% rispetto al 2019. Sono soprattutto i costi, in particolare energetici e dei fertilizzanti, a ridurre i margini degli agricoltori: in appena 3 anni il peso dei costi sul valore della produzione è salito di 6 punti percentuali schizzando al 58,6% nel 2022. Pesano anche l’impennata dei costi dei mezzi di produzione (+28,4% nell’ultimo biennio) e del costo del denaro. Per il 2023 le previsioni indicano un’ulteriore flessione del valore aggiunto (-0,5%), ad eccezione di Verona, che con 1 miliardo di europesa per il 30% sul totale regionale, per la quale il segno si prefigura positivo (+0,6%).
La provincia scaligera presenta, infatti, una marcia in più grazie all’export agroalimentare, che vale circa il 45% di quello Veneto e il 7% di quello nazionale. Dal 2007 al 2022 il suo valore è più che raddoppiato, passando da 1,6 miliardi a 4 miliardi (+147%), mentre il Veneto non va oltre i 9 miliardi. Una crescita più veloce, per l’agroalimentare scaligero, rispetto al totale dell’export di Verona (+82%), tanto che si piazza
al secondo posto in Italia.
Anche in termini di manodopera il peso veneto e veronese è rilevante, con 94.600 unità di lavoro in Veneto (dati 2022) su 232.000 del Nordest e 1,1milioni dell’Italia. Le previsioni 2023 confermano, però, la flessione in atto da alcuni anni, con 90.800 unità nelle campagne. Verona manterrà il numero più elevato, con 25.500 lavoratori (30%).
Verona è tra le prime posizioni anche nella classifica dolente delle città più siccitose, occupando l’ottavo posto, rispetto alle 10 principali province agricole, per precipitazioni più scarse, con una media annua di 788 millimetri dal 2006 al 2021.