Cattiva informazione e danni alla salute
Con l’arrivo del caldo e dell’estate, sempre di più sono le persone che decidono di consultare siti online, che creano loro delle diete o dei piani alimentari, per riuscire a mettersi in forma in poco tempo.
Fonte di ispirazione per quattro persone su cinque infatti, sono proprio i contenuti alimentari sui social media che, dopo il periodo della pandemia, hanno rafforzato la loro influenza sulla popolazione orientando le scelte d’acquisto, della generazione Z in modo particolare. Qualsiasi informazione di cui abbiamo bisogno, la possiamo trovare online, senza troppi sforzi. Non possiamo però mai essere certi della validità di ciò che leggiamo e della reale competenza di chi scrive. Chiunque può decidere di aprire un blog in cui pubblicare consigli, metodi e molto altro su come avere uno stile di vita sano o su come mantenersi in forma. Questo porta spesso coloro che cercano informazioni online ad inciampare in pagine che divulgano informazioni apparentemente attendibili, ma che poi risultano non esserlo.
Quali sono le ragioni che spingono giovani e adulti ad affidarsi a questi siti?
Dopo la pandemia iniziata nel 2020, c’è stato un aumento considerevole dei sintomi associati a disturbi alimentari, diversi sono stati anche i ricoveri in strutture ospedaliere, che tutt’ora sono molto frequenti. Sicuramente uno dei mezzi che ha portato alla diffusione di questi problemi sono stati i social media. Il Covid-19 ha costretto, specialmente i giovanissimi, a passare intere giornate senza distaccare lo sguardo dallo schermo dei propri dispositivi elettronici portandoli ad interfacciarsi con diverse realtà, alcune delle quali possono avere avuto su di loro un’influenza negativa.
Chiari esempi dell’utilizzo sbagliato dei social sono i diversi scandali di quelle che si definiscono “dieta-influencer”, che promuovono diete o come, nel caso di una nota influencer di Napoli, delle pillole con presunti effetti dimagranti, vendute illegalmente tramite social.
Recentissimo il caso, riportato anche dalla stampa nazionale, di una moda nata su Tik Tok di iniettarsi un farmaco per il diabete per dimagrire. Per capire la gravità e la diffusione del fenomeno, ricordiamo solo che l’hashtag utilizzato per questa “moda” ha raggiunto 350 milioni di utilizzi. L’Antitrust è stata anche spesso chiamata a valutare comportamenti di aziende che promuovevano e vendevano prodotti asseritamente definiti come dimagranti, senza che vi fosse alcun effetto terapeutico dimostrato delle sostanze contenute nei prodotti (per visionare i casi www.agcm.it/ competenze/tutela-del-consumatore/pratichecommerciali- scorrette).
La salute alimentare è una sfera molto delicata della vita di ognuno di noi per questo non si può rischiare di lederla per colpa di sciocchezze trovate online. Una maggiore sensibilizzazione su queste tematiche potrebbe essere un ottimo modo per infondere consapevolezza tra i più giovani, ma anche negli adulti, che si trovano spesso bombardati quotidianamente sulle piattaforme da messaggi sbagliati. Essere in grado di capire e verificare l’attendibilità delle informazioni è il primo passo per sconfiggere questi fenomeni estremamente pericolosi.