Il mondo del vino subisce un altro duro colpo e questa volta i responsabili non sono il caro energia o il boom delle materie prime, ma l’Europa stessa. “Con il suo assordante silenzio – spiega Andrea Prando, segretario regionale di Casartigiani Veneto – l’Unione ha dato di fatto il via libera agli health warning per vino, birra e liquori in Irlanda, che potrà quindi inserire sulle etichette degli alcolici avvertenze come il consumo di alcol provoca malattie del fegato e alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.
La norma, notificata a giugno alla Commissione Europea, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna e altri sei Paesi Ue, non ha trovato l’opposizione degli organi di controllo e quindi ecco che per il settore vinicolo si apre un nuovo capitolo.
“A rischio c’è il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario – sottolinea infatti Prando -. E questa maldestra forma di etichettatura rischia di creare un precedente estremamente pericoloso in tema di messaggi allarmistici sul consumo di vino, ma chissà forse in futuro anche di altri prodotti”.
Eccellenze che spesso non solo rappresentano il core business di tante aziende del territorio veneto e veronese, ma portano avanti produzioni genuine, a denominazione, risultato di secoli di cultura gastronomica.
“Il pericolo è che la Ue sdogani questo approccio superficiale, lasciando libera iniziativa ai singoli Paesi membri, senza un dibattito pubblico a livello europeo – sottolinea il segretario regionale di Casartigiani Veneto -. Un modo di vedere miope che danneggia tanti produttori legati all’economia del vino”.
Il settore vinicolo italiano, che ha segnato un altro record di valore di esportazioni nel 2022, però non è da solo: sono infatti tante le regioni, le Associazioni di categoria, le aziende e i produttori che hanno deciso di far sentire la propria voce.
Questo perché il vino, ancora una volta, si ritrova a fare a torto la parte del lupo cattivo. Ogni alimento, infatti, se consumato in eccesso, può diventare nocivo, quindi piuttosto di demonizzarlo, sarebbe il caso di parlarne in modo consapevole, affiancandolo a corretti stili di vita e al mondo della prevenzione più in generale.
“Per il Veneto – conclude Prando – il vino è una delle maggiori voci in termini di produzione e di export e da un’azione come questa rischiamo di subire perdite per miliardi di euro. Ma i consumatori per fortuna sostengono il settore e ben conoscono il valore di un prodotto di qualità, questo è l’unico modo per far sopravvivere l’economia del territorio”.