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IL CONTO ALLA ROMANA O ALLA GENOVESE

Tutto quello che dice la legge a riguardo

A tutti, o a gran parte di noi, è capitato di uscire a cena tra amici e di voler dividere la spesa al momento del conto; l’idea è quella di dividere il tavolo, ma anche il prezzo finale del pasto tra tutti i commensali in modo che ognuno possa pagare la propria quota.

Esistono nell’uso comune due tipologie di saldi, alla romana o alla genovese; nel primo caso si divide la somma finale per il numero di commensali e quindi si paga in parti uguali, tutti la stessa cifra, come si usava un tempo nelle trattorie romane in cui sedevano i pellegrini. Nel secondo caso, avviene esattamente l’opposto; ogni commensale paga il totale delle sole portate che ha consumato. Se è vero che si tratta di una prassi ormai consolidata per i consumatori, non sempre è così anche per i gestori dei locali; talvolta capita di frequentare locali in cui i titolari rifiutano pagamenti divisi, che siano dell’uno o dell’altro tipo. Molte volte ci si trova di fronte a gestori che rifiutano conti separati o, peggio ancora, affiggono cartelli con divieti di conti divisi a lettere cubitali.

La domanda sorge spontanea: il gestore del locale può rivendicare il diritto a presentare un conto unico? In merito non esiste una normativa precisa che sia in grado di regolamentare la materia, l’unica via indiretta per giungere ad una risposta è capire come si conclude l’accordo tra il consumatore e il gestore del locale. Nel momento in cui ci si siede al ristorante e si fa un’ordinazione, si accetta ciò che è proposto nel menu al prezzo indicato e, quindi, si conclude tacitamente un contratto in base al quale il ristoratore offre un servizio e un bene che il cliente è tenuto a pagare. Non esiste un documento scritto ma, ovviamente, l’insorgenza di questo rapporto genera diritti ed obblighi a carico di entrambe le parti.

Se il gestore rifiuta di accettare quote singole, lo fa illegittimamente perché non c’è nessuna norma che lo autorizzi; quest’ultimo può, se vuole, emettere un singolo scontrino, ma non può negare ai clienti la possibilità di saldare alla romana a meno che non sia stato pattuito diversamente prima dell’inizio del pasto.

Per quanto riguarda il conto alla genovese, il titolare del locale, non può imporre a un gruppo di persone di pagare il conto in un’unica soluzione né di pagare la stessa cifra ciascuno (alla romana). Se infatti un commensale ha consumato una pizza e l’altro una fiorentina è corretto, anche dal punto di vista giuridico, che ognuno pretenda di pagare per quanto ha consumato e non anche la quota di altri.

Alcuni titolari di locali inseriscono il divieto di conti alla romana e/o alla genovese direttamente nel proprio menù, altre volte, con un cartello solitamente appeso in cassa; se vi trovate di fronte a questo avvertimento, sappiate che la richiesta è del tutto illegittima. È vero che facendo tanti conti diversi servano tempo e risorse: si impiega molto di più a fare dieci conti singoli e farli pagare rispetto a un unico conto di un tavolo per dieci. Il consiglio, di fronte a questi casi, è quello di precisare al titolare la vostra volontà di pagare separatamente prima di sedervi a tavola e consumare le portate ordinate; in questo modo si eviteranno fraintendimenti e discussioni al momento del conto.

Avv. Maria Giovanna Zandonà
Resp. di Casa del Consumatore a Verona centro

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