La legge italiana non prevede un obbligo di fornire la “doggy bag”, termine con cui si indica generalmente la possibilità di portare via i propri avanzi dal ristorante. Tuttavia, tale pratica si è diffusa sempre più ed è stata accolta da molti ristoratori con favore per evitare gli sprechi. Ma cos’è la “doggy bag” e cosa significa questa parola? Letteralmente, “doggy bag” significa “vaschetta degli avanzi per il cane”.
In realtà “doggy bag” è un’espressione idiomatica: anche se chiamata così, la “doggy bag” non viene utilizzata per portare gli avanzi di cibo del ristorante al proprio cane, ma per mangiarlo a casa. Il termine deriva dalla tradizione statunitense, radicata anche in altri Paesi come Francia, dove addirittura è obbligatoria per legge nei ristoranti con più di 180 coperti, e Gran Bretagna, ma ancora troppo poco praticata in Italia.
Se nel resto del mondo chiedere la “doggy bag” al ristorante è una cosa normalissima e nessuno (né camerieri né commensali) taccia di tirchieria chi vuole portare gli avanzi a casa, in Italia si è timidi per paura di essere giudicati. E chi trova il coraggio di farsi confezionare il cibo avanzato probabilmente uscirà dal locale con un misto di appagamento e imbarazzo. Piuttosto che chiedere al cameriere la “doggy bag”, infatti, la maggior parte degli italiani preferisce divorare il piatto fino all’ultimo boccone anche se sazi o, peggio, lasciare il cibo e alzarsi. È sbagliato e non più sostenibile, e infatti qualcosa, nella direzione doggy bag, si sta muovendo anche da noi.
In Italia questo strumento antispreco, un piccolo oggetto di civiltà, ha dovuto superare le montagne russe della burocrazia e della legge; ci sono state una serie di contestazioni che sono poi finite con una storica sentenza della Corte di Cassazione che, nel 2014, ha sancito il diritto dei clienti dei ristoranti, delle pizzerie e delle tavole calde, di portarsi il cibo avanzato a casa. Pur non prevedendo un vero e proprio obbligo, anche la legge n. 166/2016, volta a limitare gli sprechi alimentari, ha ritenuto di dover incentivare la prevenzione della produzione di rifiuti alimentari con specifico riguardo a pratiche virtuose nelle attività della ristorazione volte a consentire ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo.
La legge prevede interventi per la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari in surplus, attraverso sgravi fiscali per chi li recupera e/o dona ai fini di solidarietà sociale. Oggi, in Italia, vi sono addirittura app come “Too Good To Go”, con cui ristoranti o negozi vendono a prezzi scontati, o “Bring The Food”, per donare le eccedenze di cibo ad associazioni no-profit. È indispensabile una svolta ecologica a tavola, nel frigo e nelle nostre dispense, ma anche tutte le volte che consumiamo cibo fuori casa; chiedere di portare via il pasto avanzato non è un “disonore” ma un dovere per aiutare il Pianeta e la nostra salute.
Avv. Maria Giovanna Zandonà, Resp. di Casa del Consumatore a Verona centro