Giorgio Girardi, responsabile ortofrutta Coldiretti Verona, racconta la ripresa della Pesca veronese IGP.
La rinascita del settore peschicolo veronese passa anche dalla revisione del disciplinare della Pesca di Verona IGP. In 20 anni, la superficie investita si è ridotta di oltre 3000 ettari, mentre la produzione è calata di circa 65mila quintali tra pesche e nettarine per una PLV (produzione lorda vendibile) di oltre 40milioni di euro. Oggi gli ettari coltivati a pesche e nettarine nella provincia scaligera sono poco più di 1200.
Per ridare slancio alla coltivazione di pesche e nettarine della provincia veronese, che è la prima produttrice nella Regione Veneto abbiamo organizzato un gruppo di lavoro costituito da esperti e produttori per adeguare il disciplinare della Pesca di Verona IGP che ha ormai 25 anni e adattarlo alle mutate esigenze del mercato e ai gusti dei consumatori. La peschicoltura è una coltura tradizionale del territorio scaligero e deve essere tutelata ma anche modernizzata per essere sostenibile e remunerativa per i produttori. Per non perdere la peschicoltura veronese è necessario migliorare le produzioni di pesche e nettarine, sia gialle che bianche, sotto il profilo qualitativo poiché il mercato tende a premiare la frutta di buona pezzatura con eccellenti caratteristiche organolettiche. Soltanto in questo modo le pesche potranno dare ancora soddisfazione economiche ai produttori. C’è bisogno anche di un rinnovamento delle tipologie varietali e degli impianti per ottenere frutta di eccellenza in grado di competere con i prodotti stranieri.
Secondo una ricerca promossa da Coldiretti Verona e coordinata da Debora Viviani, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona, la certificazione come il marchio DOP e IGP è garanzia di qualità dei prodotti alimentari per il 76,8% dei consumatori intervistati. Inoltre, per il produttore è un sistema che aiuta a promuovere il prodotto e per la comunità serve a rinforzare il legame con il territorio e a proteggere le tradizioni.