Insetti sì o insetti no? L’argomento è ormai dibattuto a vari livelli e se c’è chi rifiuta con orrore anche solo il pensiero di mettere in bocca un insetto, in vari ambienti scientifici c’è chi è convinto che gli insetti possano rappresentare una strategia inedita per far fronte alle sfide alimentari e ambientali che abbiamo davanti.
Scarafaggi, formiche, grilli e tarme della farina rispetto agli allevamenti di carne tradizionali consumano infatti meno suolo, richiedono un minor consumo di acqua e non da ultimo producono meno emissioni. Ma non è finita qui, infatti secondo la Fao (Food and Agricolture Organization) gli insetti avrebbero dei vantaggi anche a livello nutrizionale: crescono facilmente, si possono allevare tutto l’anno e si moltiplicano ad una velocità insperata per qualsiasi altro tipo di animale da allevamento.
Ma sappiamo bene che le abitudini, soprattutto quelle alimentari, sono dure a cambiare, basti pensare che in Italia le persone che seguono diete plant based sono meno del 7% della popolazione. La barriera culturale sarà quindi il vero ostacolo: infatti all’indomani del via libera dell’Unione Europea alla farina di grillo (Acheta domesticus) non sono stati tanti gli italiani a dirsi contenti di questa iniziativa.
I numeri però ci spingono a fare anche una ulteriore riflessione: la popolazione globale continua ad aumentare a dismisura e l’allevamento animale e l’agricoltura intensiva, su cui si basa la dieta delle popolazioni dei paesi sviluppati, non sono più sostenibili e chissà che gli insetti non possano quindi diventare una buona alternativa per soddisfare il fabbisogno alimentare di un sempre maggior numero di persone.
E per quanto riguarda i valori nutrizionali gli insetti pare non abbiano niente da invidiare alla carne; infatti, il contenuto proteico di locuste e cavallette varia dal 18 al 32%, quello dei grilli dall’8 al 25% mentre il contenuto proteico della carne di vitello è intorno al 22%. Insomma, non male per delle bestioline che stanno nel palmo di una mano. Ma non basta tutto questo a rassicurare i consumatori.
D’altronde facciamo di tutto per cacciare dalle nostre case cimici, formiche, ragni e grilli, perché adesso dovremmo mangiarli? Eppure in tante zone del mondo tra cui l’Africa, l’Asia e il Sud America l’allevamento, la commercializzazione e il consumo di insetti è un business da miliardi di dollari. Qualche coraggioso che ha già assaggiato i prodotti fatti con la farina di grillo dice che abbiano lo stesso sapore di quelli fatti con la farina di grano, che sia davvero così?
Allora perché non provare?