Stefano apre l’arnia e sfila con mestiere le stecche in legno con i cupolini che dovrebbero ospitare le celle reali. Scosta le api operaie e i fuchi con gesti delicati delle mani nude e controlla: sono tutti vuoti. Sotto la rete fitta che gli protegge il viso inarca un sopracciglio, “non è un buon segno, forse fa ancora troppo freddo”. Si sposta tra i ciliegi, il recinto delle pecore e il prato. Apre un’altra arnia, versa un po’ di fumo dall’affumicatore per quietare gli insetti e questa volta cede a un sorriso autentico: qui la cella reale è stata costruita. È l’inizio di una promessa, di una nuova regina e,
più avanti, di un nuovo sciame pronto a seguirla e proteggerla, di nuovo miele.
Nel cuore della Valpolicella classica Stefano Conati alleva regine, 300 circa all’anno. Tutte di apis mellifera ligustica, ape autoctona italiana. Seleziona nei suoi 150 alveari, distribuiti dalle pendici del Baldo ai prati della Lessinia e dai boschi dell’Adige ai terreni pianura, le cinque regine migliori per temperamento, docilità, salute e rusticità e le trasporta con cura in Valpolicella, dove le avvia alla riproduzione dosando i saperi secolari della tradizionale apicultura e tecniche moderne apprese nelle aule e nei laboratori della facoltà di Scienze Forestali a Padova.
Una procedura complessa, che accosta fasi naturali a interventi manuali certosini e fatti di cupolini artificiali, incubatrici a temperatura controllata, selezione delle larve, marcatura delle nuove regine per ricordarne in futuro età e identità. Alcune le cede, anche all’estero, sebbene preferisca “mantenere le api nel loro territorio di origine, dove nei secoli sono cresciute e hanno fatto fronte a una selezione naturale adatta all’ambiente in cui vivono”.
L’azienda agricola biologica e il quartier generale di Stefano, classe 1990, si trovano sul crinale che separa la valle di Marano da quella di Negrar, dove produce una parte del suo miele di ciliegio. Crinale da cui prende il nome l’azienda “Colle Masua”. Era casa dei nonni, diventata poi la dimora e l’impresa di Stefano. Le altre arnie le ha distribuite in terreni disseminati tra Baldo, Lessinia, pianura, lungo il Mincio e l’Adige, dove raccoglie miele di tarassaco, acacia, ailanto, millefiori e castagno, seguendo la cadenza delle fioriture primaverili ed estive. Una buona produzione, anche per quantità, destinata a piccoli esercizi commerciali di qualità, ristorazione e mercatini dell’agroalimentare locale. O al suo punto vendita, aperto il giovedì in via Saga 7/b a Negrar.
A. C.