Potrà suonare strano, ma in Italia, terra di vini d’eccellenza, di liquori e grappe con secoli di storia, c’è anche una lunga tradizione di bevande analcoliche – settore che conta circa 80mila di occupati e un valore di mercato di quasi 5 miliardi di euro secondo secondo i più recenti report.
Dopo il covid, che ha fatto crollare le vendite nel settore Ho.re.ca, e lo scampato pericolo della sugar tax, finalmente il settore sta iniziando una lenta ripresa e sta scommettendo su un nuovo filone di prodotti Igp e Dop legati alla tradizione e al territorio. Un investimento mirato in particolare alla riconoscibilità del prodotto e all’unicità del gusto.
Tra questi ci sono gli infusi naturali di alloro, fico e bacche di mirto, ma anche gli estratti di sambuco e rosmarino, senza dimenticare i prodotti a base di agrumi calabresi e siciliani il cui profumo ricorda le vacanze al mare che si facevano da bambini.
Per queste ragioni il comparto investe nelle materie prime nazionali 1,4 miliardi di euro ed utilizza circa il 50% di frutta italiana, un dato che ne accresce il valore anche sul mercato estero (soprattutto Stati Uniti e Canada), con la quota complessiva di export che ha raggiunto ben 421 milioni di euro.